Riceviamo dal Professor Enrico Bruschini, relatore al XVI Congresso delle Città Murate che si terrà a Roma a partire da venerdì p.v. un’anticipazione del suo intervento in sede congressuale e con piacere lo pubblichiamo.
Cari Amici,
su gentile invito del Presidente Sandro Margaroli, un breve accenno sul mio intervento al XVI Congresso delle Città Murate Lions del 7-8-9 giugno 2019.
Descriverò gli aspetti storici ed artistici delle mura di Roma, mentre la Prof.ssa Rossana Mancini illustrerà le Tecniche di costruzione e il Prof. Guglielmo Villa le Forme della difesa delle mura.
La Porta Appia, la meglio conservata nelle Mura Aureliane, era certamente la più trafficata durante l’Impero. Attraverso essa con la prima autostrada costruita al mondo, dal sud della penisola ed in particolare dal porto di Napoli e perciò dall’Africa, entrava a Roma, ogni genere di merce, frutta e ortaggi, stoffe, materiali per l’edilizia pubblica e privata.
Per evitare ingorghi di traffico nelle caotiche e strette strade di Roma già nel 45 a.C. Giulio Cesare aveva emanato la Lex Julia Municipalis (estesa poi dagli imperatori a tutte le città d’Italia) con la quale si proibiva nella città la circolazione di veicoli a traino animale dal sorgere del sole fino all’ora decima (circa le cinque del pomeriggio).
Le sole eccezioni erano per le Cohortes Vigilum (i Vigili del Fuoco), per i carri da trasporto del materiale edilizio per edifici pubblici e per la rimozione dei rifiuti.
Per motivi di traffico era stata quindi creata a Roma la prima “ZTL” al mondo!
Immaginate quanto vasta era perciò l’area di sosta dei veicoli in attesa della apertura serale delle porte. Per trattare gli affari si poteva entrare a piedi, o per i più ricchi si poteva affittare una lettiga (i taxi dell’epoca).
Per la famiglia imperiale e per i suoi ospiti esisteva nei pressi della Porta Appia la Mutatorium Caesaris un enorme edificio dove i membri della famiglia imperiale ed i loro ospiti potevano rinfrescarsi, cambiarsi d‘abito e salire sulle lettighe a loro disposizione. Non se ne è ancora trovata traccia, ma essa è indicata chiaramente su un frammento della Forma Urbis la pianta marmorea di età severiana.
Nel medioevo la Porta Appia, per la quale passavano i pellegrinaggi per le Catacombe e per la Basilica di San Sebastiano, venne chiamata Porta di San Sebastiano. Essa è stata testimone di particolari eventi storici e con le sue difese militari attive e passive ha sempre protetto Roma.
Sono ancora ben visibili nel marmo le profonde scanalature dalle quali scendeva la saracinesca, il pesante cancello di ferro con punte acuminate che veniva calato rapidamente sui nemici dalla soprastante camera di manovra. Nel medioevo essa era usata, specie nelle cittadine e nelle fortezze costiere per difendersi dai pirati saraceni.
Accanto alla scanalatura di destra (prima di uscire dalla porta) si vede un elegante graffito rappresentante San Michele Arcangelo che uccide il drago.
Accanto all’Arcangelo, una iscrizione in caratteri gotici ci informa che il 29 settembre del 1327, festa di San Michele, numerosi soldati GENS FORESTERIA inviata dal re di Napoli Roberto d’Angiò per impossessarsi di Roma FUIT DEBELLATA A POPULO ROMANO dal Caporione Iacopo de Pontiani.
Un brutto momento per Roma, Giovanni XXII papa francese era ad Avignone e Roma era difesa dai capi dei Rioni romani.
Grazie a San Michele in quella occasione ci siamo salvati!
Roma e le mura di Roma hanno tante interessanti testimonianze storiche ed artistiche, ma come in questo caso quasi nessuno le nota.
Di ciò e di molto altro si parlerà nel prossimo Congresso delle Città Murate.