Era una normale mattina a Busan e il giovane Jung-Yul Choi si stava dedicando al suo lavoro, seduto alla sua scrivania. C’era un grande silenzio, interrotto unicamente dal ticchettìo delle tastiere, dal fruscio di fogli e dal rumore di cassetti che si aprivano e chiudevano. All’improvviso un forte rumore dalla strada. Accorso subito alla finestra, Choi scorse, riverso sulla strada, il ragazzo che consegnava il latte. La sua bicicletta si era capovolta, le bottiglie di vetro si erano frantumate e il latte si era riversato lungo il marciapiede, sotto gli occhi increduli del giovane.
Raggiuntolo immediatamente in strada, Choi gli chiese: “Stai bene?”. Il ragazzo rispose di sì ma Choi scorse sul suo volto una profonda tristezza. A quel tempo il latte aveva un prezzo molto elevato e, a seguito dell’incidente, un grande quantitativo era andato perduto.
Certamente il ragazzo avrebbe dovuto rinunciare alla sua paga mensile e, con ogni probabilità, avrebbe anche finito per indebitarsi per ripagare il danno causato.
Rivolgendosi al ragazzo, Choi gli chiese: “Quanto ti costerà pagare per il danno causato?”
Con aria sommessa il giovane gli rispose che ci sarebbero voluti 300 dollari.
Choi aprì il suo portafoglio, tirò fuori il denaro necessario per riparare al danno e lo consegnò al ragazzo che, inizialmente esitante, finì con l’accettarlo. Grato, il ragazzo si rivolse a Choi: “Grazie!” gli disse e aggiunse: “Come posso ripagarti per questo tuo generoso gesto?”.
“Non restituirmi il denaro”, gli rispose Choi, “ma ripagami aiutando un’altra persona bisognosa di aiuto. Potrai anche ripagarmi lavorando instancabilmente ogni giorno della tua vita”.
Il ragazzo annuì, e montato sulla sua bicicletta, si allontanò con un cenno di saluto. Il giovane Choi restò a guardare il ragazzo allontanarsi e dirigersi verso la città, chiedendosi cosa da quel momento sarebbe cambiato nella sua vita.
In Corea tutti credono che ogni individuo debba vivere in modo dignitoso e ricevere il minimo necessario. Secondo i coreani fare del bene non vuol dire compiere un gesto isolato, ma è un elemento fondamentale della quotidianità.
Sebbene aiutare il prossimo sia un principio cardine della cultura coreana, l’incontro del Presidente Choi con il ragazzo del latte gli ha consentito di guardare al servizio non come un dovere, ma come una “chiamata”. Questa storia non è stata raccontata fino ad ora perché in Corea il servizio degli altri è considerato come un’esperienza da vivere nella massima umiltà e senza alcun vanto.
Proprio come i Lions, il Presidente Choi non ha commesso quell’atto di grande generosità per attirare l’attenzione, ma semplicemente perché era la cosa giusta da fare.
I Lions sanno bene cosa vuol dire mettersi al servizio degli altri. C’è qualcosa di grande che ci unisce, qualcosa più grande di noi. Abbiamo scelto di dedicarci a fare del bene. Così stiamo migliorando il mondo.
Sebbene aiutare la gente sia una cosa che il Presidente Choi e i Lions fanno senza attirare l’attenzione, è importante che i grandi gesti di solidarietà siano conosciuti e celebrati.
La storia che ha rappresentato per il Presidente Choi l’inizio di una vita dedicata al servizio del prossimo è certamente simile a quella di molti Lions di tutto il mondo. È importante raccontare le nostre storie per stimolare l’immaginazione e per diffondere lo spirito del servizio nelle nostre comunità e in tutto il mondo.
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